Toshiba licenzierà 6800 dipendenti e abbandonerà i portatili consumer
Un ritocchino ai libri contabili e la crisi è superata, o almeno così pensava la vecchia dirigenza di Toshiba: lo scorso Luglio, infatti, è stato scoperto un enorme falso in bilancio che ha rivelato per l’azienda perdite record, che nel solo anno fiscale 2015 – i “ritocchi” andavano avanti dal 2009 – avrebbe perso circa 4 miliardi e mezzo di dollari.
Un errore che è costato un licenziamento in tronco per la dirigenza dell’epoca ed un piano di rinascita, tale “Toshiba Revitalization Action Plan”, che deve cercare di arginare i danni e dare all’azienda un minimo di dignità dopo l’enorme capitombolo perpetrato (e sconosciuto) in questi anni.
Un piano di rinascita prevede una ristrutturazione che, in casi come questo, equivale troppo spesso a tagli per le spese: Toshiba purtroppo prevede di licenziare 6800 dipendenti appartenenti al settore dell’elettronica di consumo (il 3% del suo organico totale), oltre a 1000 impiegati dello staff aziendale che resteranno disoccupati a causa di una ristrutturazione interna.
Come se non bastasse, sempre in nome del contenimento delle spese Toshiba sta cercando acquirenti o investitori per la divisione Health, che si occupa di apparecchiature sanitarie, e sta cercando di vendere un impianto di produzione di televisori in Indonesia.
Al peggio però non c’è mai fine perché, probabilmente, a partire dal prossimo anno in Europa non arriveranno più notebook Toshiba Satellite, se non dispositivi prodotti in precedenza: l’azienda infatti ha annunciato di volersi concentrare soltanto sulla vendita notebook per le grandi realtà aziendali, relegando i notebook consumer ai soli mercati giapponese e statunitense, complice ovviamente la profonda flessione in cui vertono le vendite dei PC e dei notebook da ormai diverso tempo.
Un errore di pochi che sta costando caro a molti: d’altra parte, si sa, il mondo fin troppo spesso funziona così.
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