L’impegno di Red Hat per l’open source: una risposta ai cambiamenti di git.centos.org

Red Hat logo

La scorsa settimana vi avevo parlato della decisione di Red Hat di limitare le fonti RHEL a CentOS Stream, un annuncio che ha fatto molto scalpore all’interno della comunità del software libero e che ha scatenato diverse polemiche e accuse sia nei confronti della società che nei confronti di Mike Mc Grath, Vice President of Core Platforms Engineering di Red Hat, che ha annunciato la decisione ed è stato etichettato in modo dispregiativo con l’appellativo di dirigente IBM.

Bene, nella giornata di ieri, Mike McGrath ha deciso di tornare sull’argomento rispondendo alle accuse che gli sono state fatte. Nel suo post Mike McGrath ricorda il periodo trascorso come volontario del Fedora Project e del suo amore nei confronti del software open source.

Mike McGrath ritiene gran parte della rabbia per la recente decisione sui sorgenti downstream provenga da coloro che non vogliono pagare per il tempo, l’impegno e le risorse impiegate in RHEL o da coloro che vogliono riconfezionarlo per il proprio profitto. Red Hat ha bisogno di monetizzare per pagare le persone addette a scrivere codice e che credono nei valori dell’open source.

Aggiunge inoltre che, in un ecosistema open source sano, concorrenza e innovazione vanno di pari passo. Red Hat, SUSE, Canonical, AWS e Microsoft creano tutte distribuzioni Linux con il loro marchio e le loro iniziative di sviluppo dell’ecosistema. Tutte queste varianti utilizzano e contribuiscono al codice sorgente di Linux, ma nessuna pretende di essere “completamente compatibile” con le altre.

In definitiva, Red Hat non trova valore in una rebuild di RHEL e Red Hat non ha alcun obbligo di rendere le cose più facili per chi chi effettua i rebuild: questa è una decisione che spetta solamente a Red Hat.

Questo ci porta a CentOS Stream, di cui c’è un’immensa confusione. Mike McGrath riconosce che questo è un cambiamento in una tradizione di lunga data, e un cambiamento come questo può causare confusione. Questa confusione si è manifestata con accuse di passaggio al closed-source e di presunte violazioni della GPL. Esiste CentOS Stream come prodotto binario e CentOS Stream come repository dei sorgenti. Il sorgente CentOS Stream gitlab è il luogo vengono realizzati i rilasci di RHEL, alla luce del sole. Definire RHEL “closed source” è categoricamente falso e impreciso. CentOS Stream si muove più velocemente di RHEL, quindi potrebbe non essere su HEAD, ma il codice è lì.

Red Hat fornisce anche abbonamenti gratuiti a Red Hat Developer e Red Hat Enterprise Linux (RHEL) per l’infrastruttura open source. L’abbonamento per sviluppatori fornisce RHEL gratuito agli sviluppatori e consente l’utilizzo di un massimo di 16 sistemi senza alcun costo. Questo può essere utilizzato dalle persone per il proprio lavoro e dai clienti RHEL per il lavoro dei propri dipendenti. RHEL for Open Source Infrastructure ha lo scopo di fornire ai progetti open source (indipendentemente dal fatto che siano affiliati o meno a Red Hat) l’accesso a RHEL gratuito per le loro esigenze di infrastruttura e sviluppo.

Conclude infine dicendo che, a suo avviso, la semplice ricostruzione del codice, senza aggiungere valore o modificarlo in alcun modo, rappresenta una vera minaccia per le aziende open source di tutto il mondo. Si tratta di una minaccia reale per l’open source, che ha il potenziale di far tornare l’open source a essere un’attività per soli hobbisti e hacker.

Red Hat non vuole questo e secondo Mike McGrath non lo vogliono i membri della comunità di RHEL, i clienti e i partner. L’innovazione avviene a monte. Costruire sulle spalle degli altri è il senso dell’open source.

Fonte: https://www.marcosbox.org/2023/06/limpegno-di-red-hat-per-lopen-source.html

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