Apple, pubblicità in base al saldo della carta di credito?

By Jessica Lambiase

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Chi si occupa di marketing può raccogliere informazioni sui tipi di prodotti che gli utenti potrebbero voler comprare basandosi su una serie di dati combinati (sesso, età, posizione geografica, abitudini e via discorrendo) che gli permettano di raffinare la pubblicità del loro prodotto su un preciso target. L’insieme di pratiche per ottenere questo risultato si chiama advertising mirato ed è alla base degli introiti di una stragrande maggioranza di rivenditori fisici e non.

La rete, i cookie e la scarsa attitudine alla privacy da parte degli utenti hanno aiutato la crescita di questo fenomeno soprattutto nell’ambito web, tant’è che molte agenzie pubblicitarie usano la pratica del profiling – ovvero di unire i dati sugli utenti provenienti da diversi servizi associati – al fine di creare e diffondere pubblicità mirata il più possibile, massimizzando così gli introiti.

Ma ha senso farlo, se si cerca di proporre uno smartphone da 400€ a chi ha 20€ sulla carta di credito? Sicuramente no, e a Redmond sembrano aver preso seriamente in considerazione questa eventualità.

Se sesso, età, posizione, abitudini di navigazione, browser, sistema operativo e cronologia non bastano, sappiate che Apple potrebbe mettere presto i suoi occhietti anche su un altro aspetto dei suoi utenti: il saldo attivo della carta di credito. Un recente brevetto richiesto – ed approvato – dall’USPTO ne è una testimonianza: il brevetto mostra il funzionamento di un meccanismo per offrire pubblicità mirata attraverso lo smartphone basandosi sul saldo attivo delle carte di credito o di debito.

L’utente dal canto suo, secondo quanto recita il brevetto, sarà in grado di decidere se concedere ad Apple la possibilità di consultare il proprio saldo e ricevere contestualmente questo tipo di pubblicità mirata; accettando questo meccanismo, potranno essere ottenuti vantaggi di vario tipo su acquisti di casa Apple o sull’eventuale abbonamento.

Diversi i modi in cui Apple ha pensato di sfruttare questo tipo di sistema: ad esempio, si potrebbero proporre all’utente beni che non superino un prezzo pari al 90% del credito disponibile sulla carta, o ancora una più generica sezione che mostra cosa l’utente può acquistare basandosi sulla liquidità stessa o, ancora, una pagina divisa che mostra in alto i beni acquistabili dall’utente – sempre secondo il suo credito – ed in basso quelli fuori budget.

Come detto già numerose volte in queste occasioni, non è detto che il deposito di un brevetto si materializzi poi in una funzionalità certa, per cui è possibile che Apple non introduca mai una modalità di advertising mirato simile anche perché, soprattutto negli ultimi tempi, lo stesso Tim Cook ha accentuato l’importanza della privacy. Tuttavia bisogna ammettere che un ragionamento del genere avrebbe senso e che, magari in un futuro neppure troppo lontano, potrebbe essere abbracciato ed adottato da aziende che di scrupoli sulla privacy se ne fanno ben pochi.

No, non ho fatto nomi.

Chi vivrà vedrà!

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