La Biblioteca Apostolica Vaticana sposa l’open source per digitalizzare i suoi manoscritti

By Marco Giannini I formati di file open source come unica via affidabile per preservare la nostra storia nell’era digitale. Questo è quanto affermato da Luciano Ammenti, CIO della Biblioteca Apostolica Vaticana, la biblioteca che la Santa Sede ha organizzato e curato in Vaticano a partire dal Quattrocento e che possiede una delle raccolte di testi antichi e di libri rari fra le più importanti al mondo risalenti al I secolo d.C.

Luciano Ammenti ha pronunciato queste parole durante un intervento all’EMC World citando al contempo la sua esperienza per la digitalizzazione degli 82.000 manoscritti presenti nella BAV.

Preservare questo inestimabile patrimonio culturale è una delle missioni della Biblioteca Apostolica Vaticana così come riuscire a metter a disposizione di tutti tali documenti. Nel corso degli anni hanno cercato di aumentare sempre più il numero delle sale di lettura ma si sono resi conto che non sarebbero state mai abbastanza.
Per ovviare a questo problema nel corso degli ultimi anni è iniziato il percorso di conservazione digitale dei manoscritti.
La questione principale da affrontare è stata quella inerente al formato da utilizzare per salvare i testi. Vi era la necessità di trovare un formato in grado di esser letto senza problemi da qui a 50 anni.
Da qui la decisione di scegliere strumenti open source che non richiedono software proprietario al fine di essere letti.
Normalmente per le operazioni di archiviazione digitale viene usato il formato TIFF ma, come spiegato da Ammenti, questo tipo di formato ha diversi problemi in quanto non è open source e non viene aggiornato: l’ultimo suo aggiornamento risale al 1998.
Oltre a questo è a 32 bit e non è in grado di supportare l’imaging 3D e dunque limita le informazioni che è possibile includere.
Si è dunque optato per il formato FITS (dall’inglese Flexible Image Transport System ovvero: Sistema di trasporto delle immagini flessibile), un formato di file aperto usato per le immagini scientifiche e altre immagini. È un formato molto comune in astronomia poiché permette di includere nel file informazioni come ad esempio calibrazioni fotometriche o spaziali. In più è compatibile con il 64 Bit, è 3D ready ed è regolarmente aggiornato.

Che dire, complimenti a Luciano Ammenti e al tutto il team che ha pianificato e realizzato la digitalizzazione.

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