La battaglia per l’open | Cap. 2 – Che tipo di openness? | Par. 2 – Evitare di dare definizioni
LA BATTAGLIA PER L’OPEN: traduzione italiana curata da Simone Aliprandi del libro “The battle for open” di Martin Weller. Informazioni complete sul progetto di traduzione in questo post. Puoi suggerire miglioramenti nella traduzione aggiungendo un commento a questo post.
1. Reuse – il diritto di riutilizzare il contenuto nella sua versione inalterata/letterale (es. fare un backup del contenuto)2. Revise – il diritto di adattare, modificare, aggiustare o alterare il contenuto stesso (es. tradurre il contenuto in un’altra lingua)3. Remix – il diritto di combinare il contenuto originale o rivisto con un altro contenuto per crearne qualcosa di nuovo (es. incorporare il contenuto dentro un altro)4. Redistribute – il diritto di condividere copie dell’originale, le proprie revisioni/remix con altri (es. dare una copia del contenuto ad un amico)
- Incremento dell’audience – Il principale obiettivo qui è rimuovere le barriere che separano le persone dall’accesso alle risorse, siano esse un articolo, un libro, un corso, un servizio, un video o una presentazione. Questo significa che la risorsa deve essere gratuita, facilmente condivisibile online e con i giusti diritti. Per esempio, Davis (2011) ha scoperto che su 36 riviste e che erano pubblicate in Open Access hanno ricevuto molti più download e raggiunto un’audience molto più ampia.
- Incremento del riutilizzo – Questo si relaziona alla precedente motivazione, ma si basa più che altro sull’intenzione che altri hanno di prendere ciò che hai creato e combinarlo con altri elementi, adattarlo e ripubblicarlo. Sono necessarie le stesse considerazioni di cui sopra, ma con un’enfasi maggiore sui diritti minimi e nel rendere la risorsa frazionabile in parti che possano poi essere adattate. Mentre la prima motivazione può significare semplicemente mettere un articolo online, la seconda potrebbe portare alla condivisione dei dati che ne sono alla base.
- Incremento dell’accesso – La differenza dalla prima motivazione sta nell’intento di raggiungere gruppi che possono essere particolarmente svantaggiati. Potrebbe significare open access nel senso che non è necessaria nessuna qualifica di ingresso per iscriversi al corso di studio. In questo caso open non significa gratuito, dato che può essere che gli allievi abbiano bisogno di un supporto extra, che viene in qualche modo pagato. Aiutare gli allievi che spesso falliscono il loro percorso di istruzione pone il focus più sul supporto e meno sul semplice fare in modo che una risorsa sia gratuita. L’aumento dell’accesso non ha necessariamente a che vedere con il prezzo.
- Incremento della sperimentazione – Una delle ragioni per cui la gente adotta approcci open è che questi permettono loro di sperimentare. Ciò può significare l’uso di diversi supporti, il creare identità differenti o il provare un approccio che non rientrerebbe nei vincoli della pratica standard. Per esempio molti MOOC hanno usato la piattaforma per condurre test A/B in cui modificano una variabile in due gruppi, come la posizione di un video o il tipo di feedback fornito, e analizzano l’impatto (Simonite 2013). Il corso open crea entrambe le opportunità con grandi numeri e frequenti presentazioni, all’interno del quadro etico che lo consente. Gli studenti MOOC non pagano, quindi c’è un accordo diverso con l’istituzione scolastica.
- Incremento della reputazione – Essere in rete e online può aiutare a migliorare il profilo di un individuo o di una istituzione. L’openness consente a più persone di vedere ciò che gli autori realizzano (la motivazione dell’incremento della audience), ma l’obiettivo principale è quello di migliorare la loro reputazione. Come accademico, operare nell’ambito open, pubblicare apertamente, creare risorse online, essere attivo sui social media e stabilire identità online possono essere buoni metodi per ottenere il riconoscimento da parte dei colleghi, che può portare a conseguenze più tangibili come inviti a presentazioni in keynote o a collaborazioni nella ricerca. I problemi legati alla reputazione individuale e all’identità sono trattati nel capitolo 7 dedicato all’open scholarship.
- Incremento delle entrate – Nel capitolo precedente ho sollevato i problemi dell’openwashing e dell’usare l’openness come strada per un successo commerciale; ma è anche vero che un approccio open o parzialmente open può essere un efficace modello di business. L’approccio freemium funziona così, quando un servizio è per la maggior parte open ma alcuni utenti pagano per servizi extra, come Flickr ad esempio. Se questo è l’obiettivo allora l’openness lavora per creare una significativa domanda del prodotto. Per le università ciò equivale ad un aumento di studenti nei corsi formali.
- Incremento della partecipazione – Potrebbe essere necessario raccogliere informazioni da un pubblico senza pagare per accedervi. Può essere il caso del fare crowdsourcing nella ricerca oppure dell’ottenere feedback su un libro o su una proposta di ricerca. Essere open permette agli altri di accedere e di fornire gli input richiesti.
- Produzione trasformativa – Qui il processo di produzione modifica coloro che ne sono coinvolti. Può avvenire attraverso una riflessione sul processo di insegnamento o sull’esposizione a modelli di pratica open, con l’obiettivo principale di cambiare un individuo o, più frequentemente, la prassi di un’istituzione.
- Uso diretto – L’obiettivo per un allievo è quello di essere in grado di usare le risorse in modo indipendente, per cui deve essere completo.
- Riutilizzo – A differenza del precedente obiettivo, qui l’accesso dell’allievo è mediato dal riutilizzo di un terzo, ad esempio un insegnante. Creare materiali che gli insegnanti possano usare implica un’attenzione diversa alle caratteristiche richieste rispetto ad un focus direttamente sul fruitore finale.
- Trasparenza/consultazione – L’obiettivo qui è informare gli utenti su come il tema è insegnato.
Fonte: http://aliprandi.blogspot.com/2020/10/battaglia-open-cap2-tipo-di-openness-par2.html
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