La battaglia per l’open | Cap. 1 – La vittoria dell’open | Par. 4 – È davvero una battaglia?

LA BATTAGLIA PER L’OPEN: traduzione italiana curata da Simone Aliprandi del libro “The battle for open” di Martin Weller. Informazioni complete sul progetto di traduzione in questo post. Puoi suggerire miglioramenti nella traduzione aggiungendo un commento a questo post.
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Capitolo 1 – La vittoria dell’open
Paragrafo 4 – È davvero una battaglia?

Dopo aver cercato in qualche modo di convincervi della vittoria dell’openness e del motivo per cui le future direzioni che prenderà sono importanti, voglio ora chiarire perché ho usato il termine “battaglia” e perché lo vedo come un momento di conflitto. Immagino che alcuni lettori saranno a disagio con un termine militaristico, ma l’ho usato intenzionalmente per mettere in evidenza fattori significativi della openness.
In primo luogo c’è davvero un dibattito molto acceso sulla direzione che l’openness prende. Lo esamineremo meglio nel corso del libro ma per molti dei suoi sostenitori l’attributo fondamentale riguarda la libertà – degli individui ad avere accesso al contenuto, di riutilizzarlo come meglio credono, di sviluppare nuovi metodi di lavoro e di sfruttare le opportunità offerte dal mondo digitale e in rete. Un’interpretazione più commerciale vede invece l’openness come una tattica iniziale per guadagnare utenti su una piattaforma privata o per avere accesso a fondi governativi. Alcuni dunque vedono i nuovi provider come usurpatori dei provider esistenti nell’istruzione superiore, come quando Sebastian Thrun predice che in futuro ci saranno solo dieci provider globali nel campo dell’educazione (e spera che la sua compagnia, Udacity, sia uno di questi) (The Economist 2012).

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Non è dunque un cortese dibattito sulle definizioni: ci saranno reali conseguenze per l’istruzione e per la società in generale a seconda di chi vincerà la battaglia per l’openness. E questo ci porta al secondo fattore per la scelta del termine: come nelle vere battaglie ciò che ha valore viene più duramente conteso. La spesa media cumulativa per studente nei paesi OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development) per gli studi terziari è di 57.774 dollari statunitensi (OECD 213) e l’intero mercato dell’istruzione è stato stimato sui 5-6 miliardi di dollari statunitensi (Shapiro 2013).
Nelle pubblicazioni accademiche Reed Elsevier ha registrato ricavi per più di 6 milioni di sterline nel 2012, di cui più di 2 milioni per pubblicazioni di scienza tecnologia e medicina (Reed Elsevier 2012), mentre Springer ha registrato vendite di 875 milioni di sterline nel 2011 (Springer 2011).  Sono grandi mercati e la domanda sull’istruzione non sta per sparire, quindi rappresenta aree di business allettanti in tempi di recessione globale.
La mia terza ed ultima giustificazione per aver usato il termine “battaglia” è che come il grande bottino spetta al vincitore, allo stesso modo anche la frase sui vincitori che scrivono la storia è pertinente. È in corso un contenzioso sulla narrazione riguardo all’openness. Un esempio si può trovare nel capitolo 6, dove andremo ad analizzare il meme ricorrente “l’istruzione è malata” e dove esploreremo il discorso che fa la Silicon Valley a riguardo. Entrambe queste posizioni cercano di intendere l’istruzione superiore come un semplice settore di contenuti, come il business della musica, e quindi propongono una soluzione semplice e tecnologica a quello che viene visto come un sistema apparentemente compromesso. Questa narrazione è spesso accettata come indiscussa e ignora deliberatamente il ruolo che l’istruzione superiore ha avuto in molti dei cambiamenti che ci sono stati (giustificandoli come forze esterne che sono intervenute) o semplificando le funzioni stesse dell’istruzione superiore.
Il termine “battaglia” sembra quindi appropriato a definire questi tre temi: conflitto, valore e narrazione. Dopo un’iniziale vittoria dell’openness affrontiamo ora il passaggio chiave nella battaglia a lungo termine. Non si tratta semplicemente di utilizzare un pezzo di tecnologia o un altro: l’openness sta al centro dell’educazione superiore del XXI secolo. Nella sua migliore interpretazione è il mezzo attraverso il quale l’istruzione superiore diventa importante per una società nel momento stesso in cui apre il suo sapere e permette l’accesso ai suoi servizi, fornisce gli strumenti con cui l’istruzione superiore si adatta al nuovo contesto del mondo digitale. Nella sua peggiore definizione invece, l’openness è la strada con la quale il commercio fondamentalmente danneggia il sistema fino al punto in cui esso viene indebolito senza possibilità di recupero. Spero in questo libro di sostenere la causa che vede la battaglia per l’open come quella per il futuro dell’istruzione.

Fonte: http://aliprandi.blogspot.com/2020/02/battaglia-open-cap1-vittoria-open-par4.html

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