La matematica è un’opinione. E l’ignoranza una certezza

By Simone Aliprandi

20170209 093608
Proprio qualche giorno dopo il dibattito (arrivato anche sui

Infatti, se l’espressione è interpretata in binario (dove il 10 equivale a 2) dà come risultato ZERO (0). Mentre se è interpretata secondo il sistema decimale dà come risultato MENO OTTANTA (-80). In entrambi i casi infatti, in virtù della regola dell’ordine delle operazioni (vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_delle_operazioni) è necessario risolvere prima la moltiplicazione centrale; poi andare in ordine sequenziale con le addizioni/sottrazioni. Così TUTTI abbiamo imparato a risolvere questi calcoli fin dalla scuola elementare.
Ho pensato comunque di postarla sulla mia bacheca, senza per vedere quali reazioni avrebbe provocato. L’ho postata senza precisare che fosse da intendere come binaria, quindi la convenzione prevede che, in assenza di particolari indicazioni, l’espressione andrebbe interpretata come decimale e quindi con risultato -80.
L’ho postata prima sul mio profilo Facebook privato, poi anche sulla mia pagina pubblica, e da lì in alcuni gruppi frequentati anche da persone con titoli di studio e titoli professionali che dovrebbero ispirare una certa affidabilità (ingegneri, informatici, commercialisti), confidando che la risposta più frequente fosse: “ma dai, che banalità! E’ ovvio che fa -80!”.
E invece no! Sebbene la risposta prevalente fosse comunque quella corretta, in molti hanno fornito risposte sbagliate tra cui le più frequenti erano CENTO (100) e DIECI (10). Evidentemente avevano risolto l’espressione senza rispettare la regola sopra citata o avendola applicata in modo “alternativo”.

Ma – attenzione – il problema non è questo. Il vero problema è la reazione che alcune di queste persone ha avuto quando qualcuno ha commentato la loro risposta facendo notare l’errore. A mio avviso, di fronte a un errore così grossolano, la reazione più opportuna sarebbe cospargersi il capo di cenere e ammettere pubblicamente di aver risposto in momento di poca lucidità, o anche di aver letto male il quesito. In realtà invece ho visto reazioni ben diverse e ben meno umili, quasi tutte mirate a fornire una giustificazione a quella risposta errata e non ad ammettere l’errore.
Alcuni esempi: “la matematica non mi è mai piaciuta”; “ho fatto studi umanistici”; “queste regole le ho imparata un sacco di anni fa e quindi non me le ricordo”; “a me l’hanno insegnato così”. Senza poi considerare coloro che invece si sono inventati “controregole” ed eccezioni che, se applicate, porterebbero a un risultato diverso (per esempio “vanno messe per forza le parentesi, così non si può risolvere”). Altri hanno coinvolto amici e parenti istruiti con lauree e dottorati per chiedere conferma (“chiedo conferma a mia moglie che ha un dottorato di ricerca”)… senza considerare che un calcolo del genere dovrebbe essere comunque alla portata di tutti poiché si impara ad affrontarlo alle scuole elementari e quindi deve comunque far parte delle competenze di base di tutti, al di là dei titoli di studio.
Niente da fare. Come si usa dire, non c’è peggior sordo di ci non vuol sentire; e non c’è peggior ignorante di quello non disposto a ricevere una puntualizzazione da parte di chi ne sa di più. E ovviamente nei casi (come questo) in cui si ha mostruosamente torto, l’accanirsi e l’arrampicarsi sugli specchi ottiene l’unico risultato di peggiorare la propria situazione e di attirare lo scherno (se non l’insulto) da parte dei più intolleranti.
Ecco che la deriva è ormai fuori controllo e ognuno si irrigidisce sulle proprie posizioni: da un lato quelli che forniscono la risposta corretta e danno delle capre ignoranti a quelli che hanno fornito una risposta errata; dall’altro questi ultimi che danno dei pedanti/sapientoni/pignoli ai primi.
Io rimango dell’idea che è meglio un mondo pieno di pedanti/sapientoni/pignoli che però sono nel giusto, piuttosto che un mondo pieno di gente nell’errore che goffamente cerca di giustificare la propria ignoranza. Tuttavia questa è una mia valutazione personale da nerd disadattato, e non pretendo che tutti la pensino così.
Ad ogni modo questo mio post matematico ha in effetti avuto una sua utilità: quella di dimostrare che in fondo nel mondo dei social media, in cui (come già rilevato dall’illustre Umberto Eco) tutti – ma proprio tutti – possono esprimere la loro voce, la matematica può essere un’opinione.

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