Ubuntu con Gnome 3 come sarà il futuro?

By noreply@blogger.com (Ubuntu Software Libero)

Ubuntu Gnome
L’annuncio di Mark Shuttleworth è di quelli forti: Ubuntu dalla release 18.04 sostituirà il suo desktop environment (DE) Unity con GNOME 3, mettendo così fine allo sviluppo ufficiale. L’intera comunità Linux ha riversato tonnellate di caratteri in post, commenti e articoli, la notizia è stata ripresa praticamente da tutte le testate specializzate ed i blogger di maggior rilevanza del mondo IT ne hanno diffusamente parlato.Ma cosa è successo davvero? Quali implicazioni avrà la scelta di Shuttleworth, che influenzerà – comunque vada – la daily experience di migliaia di utenti Ubuntu? Cerchiamo di fare un quadro più organico ed analizzare lo scenario senza farsi prendere da emotive digitazioni.

Iniziamo, come si conviene, dal principio: Ubuntu Linux è nata nel 2004 dalle fondamenta ben solide di Debian. Il sistema operativo si è avvalso fin dall’inizio del DE GNOME (Gnu Network Object Model Environment) poiché, a differenza del già noto KDE, la scrittura dei software poteva essere fatta con diversi linguaggi come C, C++, Phyton, Perl, Java e C#, rendendo più semplice la vita degli sviluppatori.

Dalla versione 10.10 di Ubuntu (Ottobre 2010) Canonical introduce Unity, una nuova shell (interfaccia grafica) basata su GNOME, con l’intento di offrire una esperienza migliore e più integrata del classico ambiente GNOME 2. L’anno successivo viene rilasciata una versione completamente rinnovata di GNOME, la 3a release, introducendo diverse novità grafiche come il menù unificato (stile Mac OS), un launcher ripulito e nascosto ed un desktop più essenziale.

Il vero passo in avanti Ubuntu lo compie nel 2013 quando viene annunciato Unity Next, una versione della shell che, a differenza della precedente, utilizzerà il nuovo server grafico Mir sostituendo in sostanza il datato X.org. Questo annuncio è stato davvero importante per la storia recente di Ubuntu: il server grafico Mir, open-source ma completamene sviluppato da Canonical, è nato non solo per migliorare le prestazioni grafiche del sistema operativo ma ha introdotto il supporto alle tecnologie touch e form factor adattivo, diventate in seguito il punto cruciale per la convergenza (mobile, tablet e desktop) di Ubuntu.

Nel tempo Unity è stato continuamente migliorato ed aggiornato fino a diventare, a mio avviso, un DE funzionale ma non fluidissimo e non esente da difetti. Anche per questo motivo sono nate nel tempo diverse distribuzioni basate su Ubuntu con un DE diverso (vedi Mint, Lubuntu, Kubuntu e così via).

L’ultima versione di Unity sarà dunque la nona, dopo la quale Canonical abbandonerà il progetto.

Intanto è già nato un fork di Unity con tanto di sito web dove membri attivi della comunità continueranno autonomamente a portare avanti il progetto (il bello dell’open-source). Bisogna dire che Unity non è certo il primo progetto arenatosi per mano di Canonical: diversi sono gli esempi che si possono fare ma due su tutti sono molto significativi. Il primo riguarda il sistema di distribuzione Upstart, sviluppato internamente, che è stato poi velocemente sostituito dal già diffuso e funzionale Systemd. E come non ricordare il flop di UbuntuOne, il cloud tanto sponsorizzato e chiuso in tutta fretta (2014) senza rimpianti di utenti e addetti.

Il punto cruciale, a mio avviso, non è semplicemente il cambio di una shell (Unity) in favore di GnomeShell ma la direzione che Canonical vuole intraprendere. GNOME 3 non è solo un DE differente da Unity, ma eredita delle tecnologie non esattamente in linea con la recentissima visione di Canonical. Dopo tutti gli sforzi nello sviluppo di Mir, dopo gli annunci dello scorso anno di nuovi smartphone con a bordo Ubuntu, dopo le promesse di una convergenza spinta su tutti i fronti (possibile grazie a Mir), il prossimo DE di Ubuntu sarà basato su un protocollo grafico, chiamato Wayland, difficilmente capace di coniugare il concetto di “convergenza” immaginato fino ad oggi da Canonical. Tutto il progetto, la visione, gli sforzi continui ed i successi ottenuti, sembrerebbero cancellati.

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